"La madre deve tentare di tenere insieme la cura particolareggiata per il figlio con il dono della sua assenza." (M. Recalcati)
L’esperienza della genitorialità, vissuta da molti di noi, ci ha permesso di comprendere l’enorme potenziale di un percorso così delicato.
Un percorso che:
- Migliora la nostra capacità di ascolto. Ascolto come accoglienza dell’altro in sé.
- Sensibilizza la nostra capacità di comprensione. Comprendere per poter “prendere e mettere insieme” quante più informazioni della realtà circostante per costruirci dei percorsi d’intervento.
- Affina la nostra capacità responsiva. Rispondere alle esigenze primarie, fisiche e non.
- Allena la nostra capacità organizzativa. Organizzare l’ambiente familiare e promuovere lo sviluppo, sostenendo i processi cognitivi e di interazione con l’ambiente esterno del bambino.
- Accresce il nostro senso di protezione e il nostro desiderio di migliorare le condizioni socio-ambientali in cui far realizzare i nostri figli.
- Aumenta il nostro senso di responsabilità. Una responsabilità che entra in un circuito in cui ci impegniamo a valutare quali sono le nostre personali risorse, qual è il peso della nostra storia ed in che modo possiamo lavorare su noi stessi per migliorare il percorso futuro.
- Migliora la nostra capacità di adattamento al cambiamento. Un cambiamento quasi quotidiano che ci mette difronte ad infinite soluzioni da scegliere. Accettare di essere vulnerabili. Accettare le proprie sconfitte. Assistere ai piccoli tentativi quotidiani di crescita dei nostri figli ci consente di non parlare più di “fallimento” ma di “esperienze”. Il cambiamento diventa stimolo e frutto di un percorso ricco di esperienze. Mai di fallimenti.
- Aumenta la nostra capacità di focalizzarci sulle priorità.
- Aumenta la nostra consapevolezza di assumerci rischi.
- Migliora la nostra capacità di gestire il tempo.
Ci siamo accorti di quanto fosse importante il contesto sociale e lavorativo come fertilizzante per l’accrescimento di tutte queste capacità. E, forti delle nostre esperienze, non ci siamo sorpresi, se non nella meraviglia della loro naturalezza, quando, rientrando a lavoro abbiamo riscontrato persone non solo migliori ma capaci di condividere quel senso di pienezza e di gratitudine per la Vita. Ci siamo chiesti, come Azienda, in che modo possiamo contribuire a questo naturale percorso di formazione?
È così che siamo ritornati dalla “Mamma” alla “Donna”. Senza mai separarli concettualmente. Senza mai confonderli.
E, abbiamo compreso che, in un certo qual modo, siamo responsabili dello sviluppo, fisico e psicologico, dei figli di tutti i nostri collaboratori.
Il ruolo della Madre, prima che del padre, è infatti importante soprattutto nella sua Assenza.
Jacques Lacan , psicoanalista, psichiatra e filosofo francese si chiede: qual è una madre sufficientemente buona? Una madre che continua ad essere una Donna. È una madre che conserva la sua attenzione per il Mondo. Per il suo lavoro. Sebbene questo comporti Assenza.
E, nel contesto lavorativo, noi abbiamo il dovere di gestire questa Assenza nel migliore dei modi.
L’Assenza è un dono per il figlio nella misura in cui viene vissuta in armonia con la famiglia nascente.
Dal punto di vista aziendale, una Donna, durante la gravidanza e la maternità ha bisogno di essere tutelata.
Come start up, siamo solo all’inizio ma abbiamo la consapevolezza di ciò che possiamo fare
- Orari flessibili.
- Smart working.
- Percorsi di accompagnamento prima, durante e dopo la gravidanza.
- Part time.
- Condivisione di esperienze tra colleghi e colleghe.
- Impegno sociale ed ambientale per lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato.
- Parità di accesso ai ruoli aziendali.
- Holacracy. Approccio al management fondato su condivisione di responsabilità. Cerchi che si intersecano e che si supportano. Come in una famiglia.